La proclamazione del Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) per il periodo 2005-2014 da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proposto a governi e società civile di tutto il mondo l’importanza dell’educazione nel percorso verso un futuro più equo, rispettoso delle persone e delle risorse del pianeta.
Pur mantenendo la specificità di una “educazione” che fu “allo sviluppo”, si discute la necessità di decostruire l’EAS, per poi ridefinirla secondo l’ottica della educazione per una cittadinanza mondiale.
Documento di riferimento della Piattaforma Educazione alla Cittadinanza Mondiale
Scarica la Carta dei principi dell’educazione alla cittadinanza mondiale, approvata e adottata dal Consorzio Ong Piemontesi il 12 aprile 2010
Premessa
Educazione allo Sviluppo (EAS) è un binomio affermatosi negli anni ’80 in Italia e in Europa per definire e indicare in modo ampio e generale le attività generatrici di processi di apprendimento (educazione, formazione, sensibilizzazione) fortemente connessi con la Cooperazione allo Sviluppo.
Inizialmente pensata e realizzata soprattutto nel contesto dell’Educazione formale, in collaborazione tra le scuole e le ONG di cooperazione, l’EAS ha ampliato il suo ambito di lavoro all’educazione permanente lungo tutto il corso della vita, recependo le Raccomandazioni del Parlamento Europeo che ha definito le competenze chiave sociali e civiche per l’apprendimento permanente.
Il sistema di istruzione formale italiano ha recepito alcuni elementi di questo dibattito pedagogico, inserendo in alcuni documenti di indirizzo raccomandazioni perché nei curricula scolastici si inseriscano temi e processi educativi ispirati alla cittadinanza mondiale, paradigma ancora incompiuto, ma di grande interesse civile e culturale.
La proclamazione del Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) per il periodo 2005-2014 da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proposto a governi e società civile di tutto il mondo l’importanza dell’educazione nel percorso verso un futuro più equo, rispettoso delle persone e delle risorse del pianeta.
Andare oltre la questione terminologica?
L’espressione “Educazione allo sviluppo” pare a molti pedagogisti e agli stessi operatori della Cooperazione Internazionale Italiana contenere in sé degli elementi di inadeguatezza con la conseguente necessità di ripensarne forme e contenuti.
Nel dibattito culturale più recente ciò che viene posto in discussione è il concetto di sviluppo, inteso come crescita all’interno di un processo lineare basato sul progresso scientifico e tecnologico: il cosiddetto “paradigma della modernizzazione occidentale”. Gli impatti negativi del cosiddetto sviluppo di una minoranza della popolazione mondiale sono talmente consistenti che pare difficile continuare a considerarli come “gli effetti collaterali del progresso”. Pare ormai superato il “riduzionismo economico” che ha reso unidimensionale il concetto di sviluppo, quest’ultimo è stato spogliato del suo abito non più accettabile e chiaramente non più sostenibile, che ignora completamente la centralità dei diritti umani, la sostenibilità e il concetto di beni comuni: esso è stato messo seriamente in discussione, per operarne una decostruzione critica.
Ma in questa ridefinizione qualcosa del termine sviluppo può ancora essere salvato: è la tensione verso la speranza di un miglioramento della vita umana. E allora, pur mantenendo la specificità di una “educazione” che fu “allo sviluppo”, si discute la necessità di decostruire l’EAS, per poi ridefinirla secondo l’ottica della educazione per una cittadinanza mondiale.
Un’educazione quindi che faccia della relazione – tra persone, esperienze, culture, tematiche – l’orizzonte, il metodo e l’oggetto della propria azione.
Una proposta pedagogica, didattica, esperienziale e politica, organizzata intorno a valori base quali i diritti umani, la legalità, l’importanza e il rispetto della diversità, il dialogo tra culture, l’interdipendenza reciproca e la necessità di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.
Sempre di più oggi in Italia questa particolare attenzione educativa è strategica per ridisegnare
– il percorso con il quale vogliamo uscire dalla tragica crisi economica e finanziaria, generata dal modello di sviluppo che ha informato il nostro passato recente e con cui anche in futuro dovremo confrontarci
– il concetto di cittadinanza, in tutti i suoi molteplici significati.
Nella convinzione che il cambiamento è possibile e che educare è una forma di intervento sul mondo, questo documento esprime la volontà di superare le “questioni nominalistiche”, per impegnarsi in una educazione capace di futuro, che metta al centro i diritti umani, i beni comuni, la sostenibilità.