Dramma umanitario nei Balcani: anche le Ong piemontesi chiedono una politica europea e italiana più coraggiosa sulle migrazioni, che abbia al centro il rispetto dei diritti umani

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Nel cuore dell’Europa da mesi si sta consumando una drammatica emergenza umanitaria ed una sistematica violazione dei diritti umani fondamentali di migliaia di profughi. Nell’Unione Europea, va ricordato, esistono pochissime vie di ingresso legali per gli stranieri e al momento sono scarsamente garantite anche per le persone che chiedono asilo.

Le persone arrivate in Bosnia in gran parte sono in viaggio da anni e subiscono condizioni disumane e abusi nella loro condizione di richiedenti asilo e privi di qualsiasi protezione e di percorsi di integrazione.

Al momento la presidenza di turno della Bosnia-Erzegovina è nelle mani del presidente espresso dalla comunità serba, Milorad Dodik che, da mesi, sostiene di non avere intenzione di costruire campi per richiedenti asilo nelle regioni a maggioranza serba e che, più in generale, spetterebbe all’Unione Europea occuparsi della questione.

L’Unione Europea da un lato si è impegnata a migliorare le condizioni dei richiedenti asilo, perlopiù attraverso fondi destinati all’OIM, dall’altro si aspetta che la Bosnia si occupi dei richiedenti asilo, ostacolando ogni azione che rispetti il loro diritto di chiedere protezione in Europa come previsto dai trattati. Nessuno ha preso provvedimenti sulle violenze e gli abusi compiuti sistematicamente dalla polizia croata di confine nei confronti dei richiedenti asilo che cercano di passare il confine.

Ci uniamo dunque al comunicato dell’Associazione delle ONG italiane (AOI) di cui il Consorzio Ong Piemontesi è socio, che rilancia l’appello congiunto di FOCSIV e IPSIA Acli ai rappresentanti europei e italiani ad assumersi la responsabilità di una politica più coraggiosa sulle migrazioni, che abbia al centro il rispetto dei diritti umani: “Più in generale, da anni si assiste al perpetrare da parte dell’Unione Europea di scelte che considerano le migrazioni come una fastidiosa e inevitabile evenienza conseguente al sistema economico – finanziario che ci governa a livello globale, dimenticando il rispetto dovuto verso ogni essere umano, alle proprie radici storiche culturali e ai valori condivisi che sono le basi fondanti della stessa visione di un’Europa unita.

Non si può solo intervenire con gli aiuti materiali o mettendo in atto corridoi umanitari organizzati, ma vi è la necessità di un intervento più strutturato con luoghi di accoglienza e sosta, dotati di servizi igienici con allaccio ad acqua, luce e gas. Occorrono interventi che possano servire anche le comunità locali, rurali in tanti casi povere e marginali, comunità, ancora provate dal conflitto degli anni ’90.

Si devono rafforzare le comunità locali “stanziali” e mettere in atto delle politiche di accoglienza delle comunità “nomadi” di passaggio. Le prime in genere più anziane, facile preda di un rancore strumentalizzato da politici nazionalisti, le seconde più giovani che stanno perdendo, dopo anni di stanzialità obbligata la capacità d’immaginare, di sognare e di avere un futuro”.

In questa situazione, il Consiglio Regionale ha respinto il documento in cui si chiedeva di avviare corridoi umanitari e supportare le realtà del volontariato e Terzo Settore della nostra Regione che si sono attivate per fornire aiuti, di cui la prima firmataria è la consigliera Monica Canalis (Pd). Il documento è stato bocciato perché secondo la maggioranza “i contenuti non si sposano con la nostra posizione politica”.

Le ONG piemontesi riunite nel COP chiedono un rapido intervento del nuovo Governo per avviare corridoi umanitari e supportare il Terzo Settore nella sua opera di solidarietà e di presidio avanzato di democrazia e attenzione ai diritti umani.

La Regione Piemonte ha una lunga e importante tradizione di solidarietà e di aiuto umanitario: è stata una delle prime regioni in Italia a rispondere alla chiamata urgente dei profughi bosniaci durante la guerra degli anni ’90, coinvolgendo il mondo del volontariato in una straordinaria esperienza di solidarietà e vicinanza tra i popoli. Inoltre, partecipa direttamente da oltre 15 anni a progetti di cooperazione sanitaria in Bosnia Erzegovina, sulla base di una serie di protocolli di cooperazione con il Cantone di Zenica avviati dalla giunta Ghigo e poi rinnovati dalle giunte seguenti, in collaborazione con l’Ong RETE. Ad oggi è infatti attivo un progetto di prevenzione e diagnosi oncologica a livello nazionale, promosso dall’Ong e che coinvolge la Regione stessa e molte realtà sanitarie piemontesi, testimoniando un impegno che attiva molte istituzioni e organizzazioni della società civile, di tutta la comunità Piemonte.

Questa tradizione regionale di aiuto alla Bosnia Erzegovina stride con la decisione di non supportare il Terzo settore che promuove i diritti dei migranti;  i diritti umani non appartengono a nessuna parte politica e sono la base della civile convivenza.

Quindi, ci associamo al sentito appello dell’AOI, rivolto ai rappresentanti politici piemontesi, italiani ed europei e alla società civile che “chiede di assumersi la responsabilità di una politica più coraggiosa sulle migrazioni, che abbia al centro il rispetto dei diritti umani, a partire dal superamento dei Regolamenti di Dublino e da procedure meno burocratiche per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti”.

 

 

 

*Immagine in evidenza dal sito dell’Ong Ipsia

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